Centralia

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Foto Elab. Frederick Bradley

Il paese fu fondato nella metà dell’800 da Alexander Rae, un ingegnere minerario, per sfruttare le potenzialità di sviluppo offerte dal ricco giacimento di carbone della zona. Il borgo crebbe velocemente arrivando a contare 2.761 abitanti e prosperò fino a che la crisi del 1929 non portò alla chiusura di alcune miniere. Negli anni successivi, la crescente difficoltà di escavazione in sotterraneo ridusse ulteriormente l’attività mineraria lasciando una rete di gallerie abbandonate sotto il paese, ma l’estrazione continuò in piccoli pozzi a cielo aperto. Il 7 Maggio 1962 in uno di questi pozzi adibito a discarica perché non più produttivo si sviluppò un incendio, probabilmente appiccato per incenerire l’immondizia. Nonostante i tentativi di spegnerlo, nei mesi successivi l’incendio si estese agli strati di carbone che giacevano sotto il paese e col tempo iniziò a esporre gli abitanti a un rischio mortale (foto) e a provocare seri danni sia alle abitazioni (foto) che alle infrastrutture (foto). Nel 1984 il Governo USA, vista l’impossibilità di spegnere l’incendio, decretò l’abbandono del paese stanziando 42 mln di dollari per acquistarne le case a prezzi sovrastimati, e abbatterle dopo aver trasferito gli abitanti altrove (foto). Oggi di Centralia non resta che la rete viaria (foto). Nelle poche case rimaste vivono ancora pochi irriducibili abitanti, determinati a non lasciare il paese nonostante l’incendio sotterraneo continui a propagarsi e si stimi che durerà per almeno 250 anni fino alla totale estinzione del giacimento.