Lettura del paesaggio

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Se a tutta prima l’atollo di Bikini potrebbe sembrare un vero e proprio paradiso naturale, si rivela essere invece un luogo dove l’uomo ha mostrato tutta la sua capacità di distruzione e con essa la sua immensa stupidità. 70 anni fa questo angolo remoto del Pacifico venne trasformato dall’arroganza coloniale degli USA in un poligono militare per la sperimentazione delle armi nucleari. Erano da poco scoppiate le bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki che qui prese il via il programma di armamento nucleare americano: fu l’inizio della Guerra Fredda che tenne il mondo in bilico sul baratro per decenni. L’atollo di Bikini porta ancora evidenti i segni di 12 anni di test nucleari in cui vennero fatte esplodere 23 bombe atomiche di potenza inaudita. Tra questi l’enorme cratere prodotto nella barriera corallina dall’esplosione di Castle Bravo, il cimitero di navi sul fondo della laguna dell’atollo, affondate durante l’Operazione Crossroads, e soprattutto l’altissima radioattività sia ambientale che degli esseri viventi, marini e terrestri. Livelli di contaminazione definiti dall’ONU irreversibili e che decretano l’impossibilità di ritorno sine die dell’uomo sull’atollo. Ma dopo la devastazione totale, ora la natura sembra riappropriarsi del territorio contaminato che l’uomo, pur non vivendoci, ha comunque trasformato in una meta turistica.
 

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