Lettura del paesaggio

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Foto (foto © MONUSCO/Sylvain Liechti)

La miniera di coltan di Luwowo è una delle più note aree estrattive del Congo ma il suo paesaggio esprime i caratteri tipici delle centinaia, forse migliaia, realtà analoghe disseminate per il Paese africano. Pur trattandosi di un vero e proprio sito minerario, il suo carattere essenziale è l’assoluta mancanza di segni che indichino l’impiego di mezzi meccanici. Tutto il processo produttivo avviene a mano: dallo scavo dei pozzi e dei cunicoli di estrazione del minerale grezzo, fino alla sua setacciatura per ottenere il minerale puro. E’ il frutto di metodiche di lavoro favorite dall’estrema povertà e dalla mancanza di alternative della popolazione locale che può così essere sfruttata, spesso in condizioni di vera e propria schiavitù. A subire maggiormente questo regime vessatorio sono le molte donne e bambini obbligati a diventare minatori al pari, se non con incarichi più gravosi, degli uomini adulti. Da questo sistema produttivo medievale trae profitto l’industria hi-tech legata alla produzione di smartphone, computer e videocamere. Un legame apparentemente inconcepibile favorito, oltre che dalla rarità del minerale estratto, dalla accondiscendenza più o meno palese di alcune grandi multinazionali tecnologiche a utilizzare un minerale estratto in violazione dei più elementari diritti dell’uomo. Quello di Luwowo diviene così un paesaggio che invita alla presa di conoscenza di cosa può comportare l’acquisto, per quanto banale ci possa sembrare, di un semplice telefonino.

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