Lettura del paesaggio
La vista dal piazzale davanti all’ingresso del monastero, nel mostrare il valore paesaggistico della valle, ne offre la giusta chiave di lettura evidenziando il rapporto che vige tra i due componenti base del territorio: il monastero, appunto, e la valle selvaggia circostante. La storia ci informa che questi due elementi così apparentemente distanti tra loro, sono in realtà legati da una stretta correlazione dove la presenza del monastero risulta funzione diretta della natura selvaggia della valle. Se ciò può apparire scontato per un luogo di eremitaggio, nel caso del Sacro Speco e dell’alta Valle dell’Aniene sorprende comunque come, a distanza di oltre un millennio dall’inizio del loro rapporto, i due elementi riescano a esprimersi ancora in forma assoluta: da una parte, le pendici boscose e dirupate colpiscono per la totale mancanza di tracce dell’uomo, dall’altra, l’edifico monastico, nella sua complessità architettonica, appare il frutto di un processo storico che si è attuato lì, e lì solo, in modo del tutto separato dal contesto naturale circostante. E’ una condizione che senz’altro aiuta a capire perché il futuro San Benedetto, nella sua ricerca dell’ascesi, in gioventù abbia scelto di ritirarsi in questa zona, e nel contempo giustifica ancora oggi la sensazione avuta ben otto secoli fa dal Petrarca, che, forse colpito dal fulgore oltre le cime boscose, vi vide il "Paradisi limen", la Soglia del Paradiso.
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